"La più giovane vittima della tragedia di Marcinelle era un ragazzo di appena quattordici anni. Oggi ne avrebbe sessantaquattro, se quel terribile 8 agosto del 1956 le gallerie a mille metri di profondità non avessero ingoiato duecentosessantadue vite, tra cui la sua.
Centotrentasei erano gli italiani. Sessantasette dell'Abruzzo, la mia terra. Quella strage nei tunnel affollati dal popolo dei "musi neri", così venivano chiamati per la polvere di carbone che copriva i loro volti, sconvolse l'Europa che stentatamente muoveva i primi passi verso l'unità. Ma, soprattutto, si abbatté come un orribile uragano sul nostro Paese. L'Italia stava risorgendo. Voleva rinascere e riscattarsi. Il cammino era lungo e difficile. Tanti, troppi suoi figli erano costretti ad abbandonare terra e famiglia in cerca di lavoro e di futuro all'estero. Molti, come i martiri di Marcinelle (ed i numerosi che negli anni successivi sono morti nelle viscere del Belgio scavando carbone) non tornarono più a casa."
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