Piccola antologia dell'orgoglio abruzzese.
Thomas Ashby che visitò l'Abruzzo nel primo novecento. "La Chiesa ha
trasformato ciò che ha trovato, o gli ha fatto posto nell' ambito
delle sue osservanze e credenze. Ma più si impara a conoscere
l'intima natura di questa gente, così schietta e forte, così
affettuosa, così appassionata, così legata all'antico e così
scettica del nuovo, più saldo si fa il convincimento che il suo
retaggio spirituale è intessuto di elementi incongrui e inconciliati,
santificati dal cristianesimo, ma immutati".
Anne Mac Donell, una giornalista inglese che ai primi del Novecento
si spinse fin qui, disse delle donne: “Sembrano tutto, fuorchè
schiave e il loro portamento è regale; non ho mai visto tante
regine. Sono ben consapevoli del loro valore e del loro potere nella
famiglia: sono le colonne del luogo ed hanno l’aria di saperlo.”
E degli uomini: “Essi non si aspettano niente […] non ho mai visto
alcuna persona con il volto di chi aspetta qualche cosa. Guardano
con tranquillo cinismo, non è figlio dei loro sogni il mondo che
corre”.
Per lo storico inglese Wickham: "Valva significò qualcosa di
importante per i suoi abitanti. I documenti usano continuamente il
termine Homo Valvensis, o varianti del termine, quasi fosse un
titolo; i luoghi sono sempre segnati come in territorio valvense, o
in Valva. […] Tutto ciò, come negli altri territori dell'odierno
Abruzzo, mostra una chiara coscienza territoriale". Auguri a tutti
noi.