L’unità
d’Italia era nel cuore degli italiani molto prima che gliela
imponessero con le armi. Già gli avi davano per scontato che
marchigiani, veneti, napoletani, liguri, abruzzesi, erano “nati
tutti sotto lo stesso cielo”. Lo scrisse Giordano Bruno, che a
Londra preferiva i suoi compatrioti, pur frequentando la corte.
In quella specie di partita Italia-Francia che fu la Disfida
di Barletta, i campioni si sentirono spontaneamente compatrioti,
siciliani, lodigiani, toscani, e l’abruzzese Capoccio, di
Tagliacozzo.
La fraternità si incrinò quando un invasore vinse, e come
tutti i vincitori scrisse che per
fortuna adesso c’era lui, visto che “gli altri” erano cattivi.
Battezzò “briganti” i patrioti abruzzesi, come i tedeschi chiamarono
“banditen” i partigiani.
Uno dei più noti fu un pastore che dovette scappare per aver
gridato “Viva FrancescoII°!”. Fece una vita grama, un tirar di
carretta, come dice lui, ma divenne lo stesso il famoso brigante
Croce di Tola.
Questo il verbale del suo arresto.
"Il
Comandante la Scuadriglia
Bergia
Brigadiere".
Il Brigadiere Bergia che comanda la scuadriglia è Chiaffredo Bergia, eroe della lotta al brigantaggio in Abruzzo, che guadagnò gloria imperitura, targhe stradali, nomi di caserme, arrestando sulla piazza di Scanno il feroce brigante.
(continua)